A cura della Redazione

Sebbene permangano sfide strutturali che ne limitano il pieno sviluppo (si veda il box “Una corsa ad ostacoli), negli ultimi anni, l'imprenditoria femminile in Italia ha mostrato segni di crescita significativa. Secondo i dati più recenti disponibili (Istat, 2024), le imprese guidate da donne rappresentano oggi circa il 30% del totale delle aziende italiane. Se a confronto con il 29% del 2015 la crescita appare relativamente modesta, va invece sottolineato che la percentuale di imprese guidate da donne sotto i 35 anni balza a oltre il 37%, una proporzione che si avvicina a quelle dei Paesi più avanzati.

Tuttavia, se in percentuale l’imprenditoria femminile in Italia resta più bassa che in altri Paesi, l’Italia detiene il record europeo in quanto a numero di imprenditrici: sono, infatti, circa 1,6 milioni contro 1,4 milioni in Francia, 1,3 milioni in Germania e 1,1milioni in Spagna.

Una realtà in movimento

Uno sguardo più di dettaglio mostra che gli imprenditori che operano in Italia sono oltre 4 milioni e 800mila. Di questi circa un milione 460 mila sono donne (30,1%). Rispetto al 2015 si osserva una leggera crescita della presenza femminile di circa 65 mila unità (+0,9 punti percentuali). Le imprenditrici hanno un’età media più bassa (49 anni) dei loro colleghi maschi (52 anni), grazie a una più cospicua componente under 35. Va, però, detto che la maggiore presenza di giovani tra le imprenditrici contribuisce ad attenuare, ma non a cancellare, il forte squilibrio di genere. Nella classe over 50 anni, le donne rappresentano infatti solo il 26,5% del complesso degli imprenditori. Lo squilibrio si riduce leggermente nella classe di età centrale (33%) e in modo più consistente tra i più giovani, dove la quota femminile supera, appunto, il 37%.

Sotto il profilo della distribuzione territoriale della sede d’impresa, le differenze sono minime. La presenza femminile varia dal 28,6% tra gli imprenditori che guidano imprese del Mezzogiorno al 31,6% nelle regioni del Centro. È, però, interessante osservare che la provincia con una proporzione di imprese femminili sul totale più alta è Cagliari, con il 40,5%, mentre Milano è il fanalino di coda con il 17,9%.

In Italia, le imprenditrici si concentrano principalmente nei settori tradizionali come il commercio, il turismo, l'agricoltura e i servizi alla persona. Tuttavia, negli ultimi anni si è osservato un incremento delle imprese femminili in ambiti tecnologici e innovativi, segno di una progressiva diversificazione. Le difficoltà principali riguardano l'accesso al credito, la conciliazione tra vita privata e professionale e la carenza di modelli di ruolo e mentorship specifiche.

Circa il 56% delle donne imprenditrici attive nel nostro Paese è impiegato nel settore dei servizi alla persona (quali centri estetici, parrucchiere, centri benessere, lavanderie, ecc.) e nei servizi alle imprese (in qualità di titolari o socie di agenzie di viaggio, agenzie immobiliari, imprese di pulizie, noleggio di veicoli, agenzie pubblicitarie, fotografe, video maker, studi di commercialisti e consulenti del lavoro). Inoltre, poco meno del 20% opera nel commercio, mentre poco oltre il 10% è attivo nelle strutture ricettive e nella ristorazione e circa un ulteriore 6% nell'industria, con la medesima percentuale anche nell'agricoltura.

Le politiche pubbliche hanno cercato di rispondere alle esigenze delle imprenditrici attraverso incentivi fiscali, fondi dedicati e programmi di formazione. Iniziative come il Fondo Impresa Donna e i bandi europei mirati hanno contribuito a sostenere la nascita di nuove realtà imprenditoriali femminili.

Il confronto tra l'Italia con altri Paesi avanzati (si veda il box “L’imprenditoria femminile in Italia e nel resto del mondo) evidenzia, peraltro, differenze significative, anche qualitative. Negli Stati Uniti, ad esempio, le imprese femminili rappresentano circa il 40% del totale, con una forte presenza nei settori ad alta tecnologia e nei servizi professionali. L'accesso a capitali di rischio e a reti di supporto è più sviluppato, grazie anche a un ecosistema imprenditoriale dinamico e inclusivo.

In Paesi europei come la Svezia e la Germania, l'imprenditoria femminile beneficia di politiche di welfare più solide, che favoriscono un migliore equilibrio tra vita professionale e privata. La presenza di servizi di supporto all'infanzia e di una cultura più inclusiva contribuisce a una maggiore partecipazione femminile nel tessuto imprenditoriale.

Sfide e opportunità

Le sfide per l'Italia riguardano principalmente la necessità di rafforzare le politiche di sostegno, migliorare l'accesso ai finanziamenti e promuovere una cultura imprenditoriale più inclusiva. Tuttavia, le opportunità non mancano. La crescente digitalizzazione e la transizione verso un'economia più sostenibile aprono spazi significativi per le imprenditrici, soprattutto in settori emergenti come la green economy e l'innovazione tecnologica.

Inoltre, la diffusione di network di imprenditrici, programmi di mentorship e iniziative di empowerment sta contribuendo a creare un ecosistema più favorevole. Organizzazioni come Aidda, Donne in Rete e Valore D offrono piattaforme di supporto fondamentali per la crescita professionale e imprenditoriale delle donne.

L'imprenditoria femminile in Italia si trova, dunque, in una fase di evoluzione. Pur partendo da una situazione di svantaggio rispetto ad altri Paesi avanzati, le dinamiche attuali mostrano un interessante potenziale di crescita. Il rafforzamento delle politiche di sostegno, l'accesso facilitato al credito e la promozione di una cultura imprenditoriale inclusiva rappresentano le leve strategiche per il futuro.

Guardando agli esempi internazionali, l'Italia può trarre ispirazione per sviluppare un ambiente più favorevole alle imprenditrici, contribuendo non solo alla parità di genere, ma anche alla crescita economica complessiva del Paese.

Le imprese guidate da donne rappresentano oggi oltre il 30% del totale delle aziende italiane. ma la percentuale di imprese guidate da donne sotto i 35 anni balza a oltre il 37%.

Le sfide per l'Italia riguardano principalmente la necessità di rafforzare le politiche di sostegno, migliorare l'accesso ai finanziamenti e promuovere una cultura imprenditoriale più inclusiva.

L’imprenditoria femminile in Italia e nel resto del mondo

Italia

Nel 2023, l'Italia ha registrato circa 1.610.000 donne titolari di partita IVA, operanti come artigiane, commercianti, esercenti o libere professioniste. Questo dato pone l'Italia al primo posto in Europa per numero di imprenditrici, superando Francia e Germania.

Francia

Nello stesso anno, la Francia contava circa 1.433.100 donne imprenditrici. Nonostante una popolazione femminile in età lavorativa superiore a quella italiana, il numero di imprenditrici è inferiore.

Germania

La Germania registrava nel 2023 circa 1.294.100 donne occupate come autonome. Anche in questo caso, nonostante una popolazione femminile in età lavorativa significativamente maggiore, il numero di imprenditrici è inferiore rispetto all'Italia.

Stati Uniti

Negli Stati Uniti, le imprese femminili rappresentano una parte significativa del panorama imprenditoriale. Secondo dati della National Association of Women Business Owners, nel 2019 le donne possedevano il 42% di tutte le imprese negli USA, pari a circa 13 milioni di aziende.

Giappone

In Giappone, la partecipazione femminile all'imprenditoria è tradizionalmente bassa. Secondo l'Ocse, solo il 17% delle imprese risultano guidate da donne, riflettendo le sfide culturali e strutturali che le donne giapponesi affrontano nel mondo degli affari.

Corea del Sud

Anche in Corea del Sud, la percentuale di imprese guidate da donne è relativamente bassa, con circa il 23% delle piccole e medie imprese gestite da donne, evidenziando una leggera crescita rispetto agli anni precedenti.