Se la domanda clou del 2019 era “come una banana (vera) attaccata alla parete con un nastro adesivo grigio può essere considerata opera d’arte, ma soprattutto perché qualcuno ha deciso di spendere fino a 120mila dollari per possederla”, oggi la notizia è che il valore di mercato di quella banana, firmata dal celebre Maurizio Cattelan, è schizzato – in soli cinque anni – a ben 6,2 milioni di dollari2. Il folle o, forse, illuminato acquirente è il 34enne miliardario cinese Justin Sun, fondatore della piattaforma di criptovalute Tron.  

Il fatto che un’opera contemporanea si rivaluti in tempi brevi, e in alcuni casi brevissimi, è noto e frequente nel mondo dell’arte, come anche il fatto che il periodo di detenzione da parte dei collezionisti si sia accorciato sensibilmente, misurandosi spesso in mesi o anni, piuttosto che in decenni. Un trend che si traduce in una maggiore dinamicità del mercato, goloso di ricevere sempre più lavori da proporre ai suoi commensali.

Ma, quindi, come sta andando il mercato dell’arte?

Abbandonando il caso Cattelan e la metafora culinaria, allarghiamo la panoramica e proviamo a capire meglio assieme qual è stato l’andamento del settore contemporaneo e ultra-contemporaneo all’incanto degli artisti nati dopo il 1945, nel periodo compreso tra il 1° luglio 2023 e il 30 giugno 2024, grazie al supporto del più recente studio condotto da Artprice.com dal titolo “The 2024 Contemporary Art Market Report”. 


Maurizio Cattelan, Comedian, 2019. Courtesy of Sotheby’s New York
I Numeri.

Inutile girarci attorno, complessivamente i risultati non sono entusiasmanti. Persiste la tendenza, già rilevata nella precedente edizione, di cautela e prudenza da parte dei collezionisti che si sostanzia in una ennesima contrazione del fatturato generato dal segmento dell’arte contemporanea. Quest’anno ci si ferma a quota 1,89 miliardi di dollari (rispetto ai 2,3 miliardi del 2022-2023 e, ancora, al picco di 2,7 miliardi del 2021-2022).

Ma, niente panico. Secondo gli esperti il mercato è semplicemente entrato in una fase di assestamento controllato, tornando ai normali livelli pre-pandemia e sorpassando comunque la media dei 5 anni precedenti alla crisi sanitaria di 200 milioni di dollari. Si tratta di un risultato tutto sommato buono se si pensa che 20 anni fa tale comparto valeva meno di 170 milioni. A conferma di ciò, l’analisi rileva che il volume delle transazioni è in costante crescita, raggiungendo livelli record. Nei 12 mesi attenzionati i lotti scambiati in tutto il mondo sono stati oltre 132mila, rispetto ai 123mila del 2023, grazie in primis alla estensiva digitalizzazione delle vendite a partire dal 2020. Una trasformazione che ha favorito una significativa espansione del mercato (+72% di vendite rispetto al periodo precedente la crisi sanitaria). Per attirare nuovi compratori le case d’asta non solo puntano sempre più sulle online sales, ma hanno anche raddoppiato gli sforzi per ampliare la propria offerta e presentare un ventaglio eterogeneo di opere a prezzi contenuti e acquistabili direttamente via web. Su un totale di più di 205mila lotti catalogati dalle maison, si registra così un solido tasso di venduto del 65% (77% negli USA). In particolare, è la fascia di prezzo sotto i 5mila dollari ad aver guidato tale trend, con un aumento degli acquisti pari al +6% rispetto all’anno precedente. Per la prima volta sono stati battuti oltre 108mila lotti “accessibili” (82% di tutto il venduto globale nell’ambito del contemporaneo), dimostrando un entusiasmo senza precedenti per questa gamma di lavori alla portata della classe media. Tuttavia, se la fascia bassa fiorisce, altrettanto non si può dire per il segmento high-end che, senza alcun record d’asta rilevante e soli 224 lotti che hanno superato la cifra stellata del milione (versus 327 dell’anno precedente), sta vivendo una contrazione pari al -21% (1.150 risultati in meno).

In questa cornice, il segmento contemporaneo – in sintonia con i problemi e le rivoluzioni del nostro tempo – si conferma, seppur con qualche difficoltà a riprendere quota, un pilastro chiave del mercato globale dell’arte, rappresentando oggi il 17% del valore totale rispetto al 3% d’inizio secolo.

In conclusione, la fotografia scattata da Artprice ci restituisce un mercato dell’arte piuttosto vivace e dinamico ma anche più democratico, più inclusivo e capace di attrarre un pubblico sempre più ampio e diversificato. 

La Geografia.

Se già nel 2022-2023 i principali hub del contemporaneo – tra cui le filiali di New York e Londra di Christie’s e Sotheby’s, che di solito si aggiudicano la maggior parte delle vendite del segmento di fascia alta – riscontravano un calo del -22% di transazioni milionarie, nel 2023-2024 si è verificato un ulteriore ribasso del -23%.

Tale riduzione ha inciso notevolmente sul fatturato regionale all’asta della Gran Bretagna (-26%) e della Cina (-32%), ma si registra una diminuzione anche negli Stati Uniti, seppur più contenuta (-9%). Come prevedibile, sono proprio gli USA a mantenere la loro posizione di leadership con 779 milioni di dollari (contro gli 857 milioni dell’anno scorso), mentre il Regno Unito si posiziona terzo in classifica con 279 milioni di dollari (contro 376 milioni). Insieme, i due paesi rappresentano più della metà (56%) del fatturato mondiale delle aste di arte contemporanea.

La medaglia d’argento rimane salda nelle mani della Cina, che totalizza – insieme a Taiwan e, soprattutto, al dinamico mercato di Hong Kong511 milioni di dollari, pari al 27% del global auction turnover. Sebbene i risultati siano meno eccitanti del periodo precedente, il mercato cinese continua a espandersi e a erodere punti percentuali a quello occidentale, grazie sia all’apertura di nuove sedi delle maggiori case d’asta e gallerie straniere sia all’occidentalizzazione della propria offerta. E l’Europa come si posiziona? In netto contrasto con i dati delle principali piazze mondiali, la Francia ottiene il suo terzo miglior risultato di sempre con 62,8 milioni di dollari (+33% rispetto al 2022-2023). Tra i primi 10 bastioni del contemporaneo troviamo anche Germania, Italia e Polonia, che insieme rappresentano quasi il 5% del fatturato globale in questo segmento. 

Arte Ultra-Contemporanea.

All’interno di questo scenario di assestamento, non sorprende che anche il mercato degli artisti ultra-contemporanei (e, cioè, più giovani di 40 anni) abbia conosciuto un rallentamento.

Tale comparto, che aveva raggiunto un picco vertiginoso di vendite tra 2021 e 2022 (427 milioni di dollari, pari a una crescita del +557%), è stato interessato da una riduzione dell’offerta rispetto ai due esercizi precedenti, scelta compiuta dalle case d’asta di tutto il mondo per minimizzare il rischio di invenduti.

Di conseguenza, il fatturato globale relativo all’ultra-contemporaneo è calato drasticamente (-65%), fermandosi a 148 milioni di dollari. Una strategia che potrebbe proseguire per qualche altro mese, compatibilmente con un tasso di invenduto che si è alzato di tre punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione, dal 33% al 36%. Dunque, con compratori sempre più riflessivi, selettivi e sensibili ai prezzi, gli artisti under 40 diventano al momento più difficili da vendere rispetto ai loro colleghi senior. 

Artisti Blue-Chip.

Benché il mercato contemporaneo comprenda opere di oltre 33mila artisti diversi, le principali fluttuazioni del fatturato globale delle aste fine arts derivano dalla presenza o dall’assenza di lavori di un ridotto numero di autori “blue-chip”, ossia quegli investimenti sicuri che possono fruttare ricavi da decine di milioni di dollari. Quasi un terzo del global auction turnover di questo segmento è generato, infatti, da appena 10 artisti i cui risultati, sommati insieme, pesano per 552 milioni di dollari (in calo rispetto ai 6 anni precedenti, con l’eccezione dell’annata 2019-2020, segnata dal Covid-19). Il solo trio composto da Jean-Michel Basquiat, Yoshimoto Nara e George Condo ha generato più della metà di questa cifra (358 milioni di dollari).

Altro dato interessante riguarda la presenza di Julie Mehretu nella top 10 degli artisti più redditizi del 2023-2024, unica donna in classifica. Scalando la vetta e passando dal 64esimo al quinto posto, l’artista afro-americana di origine etiope ha generato ben 36 milioni di dollari (di cui 10,7 milioni grazie a una sola opera, “Walkers With the Dawn and Morning” (2008), suo miglior risultato in asta3), sorpassando giganti come Damien Hirst e Richard Prince e segnando un nuovo record per un/a artista di origine africana sopra i 10 milioni. Il progressivo riconoscimento delle artiste all’interno del mercato all’incanto diventa ancora più evidente se si considera la classifica dei top-selling Ultra-Contemporary Artists, dominata – in tutte e 10 le posizioni – da donne.

Infine, ulteriore caso di artista schizzato tra le dieci star contemporanee è il siciliano Salvo, unico italiano in classifica. Un’ascesa rapidissima che in soli due anni lo ha visto raggiungere il nono gradino, dall’86esimo, con un fatturato complessivo di 21,1 milioni di dollari. Si pensi che 100 euro investiti nel 2000 per una sua opera, ora valgono oltre 1.000 euro. Complici l’eccellente lavoro svolto dall’Archivio Salvo, creato nel 2015 dopo la morte dell’autore, di valorizzazione e promozione della sua Opera con mostre prestigiose in Italia e all’estero. Dalla galleria Gladstone di New York alla parigina Emmanuel Perrotin, i collezionisti di tutto il mondo hanno avuto l’opportunità di conoscere da vicino e apprezzare i vivaci lavori di Salvo. Il risultato è stato un immediato rafforzamento della domanda e, quindi, del valore economico. Nell'ottobre 2023, uno dei suoi fantastici paesaggi ha raggiunto quota 841.000 dollari (690.000 sterline) da Christie's Londra, ben al di sopra della stima massima degli esperti di 150.000, ma bisognerà aspettare il mese successivo per vedere superata – per la prima volta – la soglia del milione con la monumentale tela “Il Mattino” (1994), battuta da Christie’s Hong Kong per ben 1,1 milioni di dollari.

Top 5 delle opere d’arte più costose del 2024.

Nonostante i segnali di una apertura verso il mondo femminile, anche nel 2024 le opere più care sul mercato si devono tutte a uomini, nomi noti dell’arte moderna e contemporanea particolarmente apprezzati dal collezionismo internazionale. Senza grandi sorprese la piazza di scambio prediletta rimane New York, che batte ancora Londra 4 a 1. E se Christie’s e Sotheby’s continuano a detenere lo scettro di regine incontrastate del mondo degli incanti, è bene che comincino a fare attenzione alla rivale Phillips, scelta sempre più da venditori e compratori come alternativa sicura per ottenere risultati altrettanto grandi. Il gusto si conferma saldo per opere di alta qualità e ricercatezza, appartenenti ai segmenti di Impressionismo, Post-impressionismo e primo-secondo Novecento. Nessun dipinto antico o NFT popola la classifica definitiva dei pesi massimi. In definitiva, a regnare è la pittura che – ça va sans dire – non passa mai di moda.

Medaglia d’oro per “L’Empire des Lumières” (1954) di René Magritte, unico lotto a infrangere il tetto stellato dei 100 milioni di dollari contro i due (lotti) del 2023 e i sei del 2022. Presentato da Christie’s New York tra le maxi-aste d’autunno, è stato definito da Guillame Cerutti, CEO della major inglese, “uno dei capolavori più significativi mai proposti dalla casa d’aste”. Le offerte sono partite da 75 milioni e – dopo un serrato duello telefonico tra due compratori – l’opera è stata aggiudicata a 121,2 milioni di dollari, superando brillantemente le performance di qualsiasi altro lavoro sul medesimo soggetto precedentemente passate all’incanto. Il dipinto, proveniente dalla collezione dell’interior designer americana Mica Ertegun, è una delle 17 versioni de ”L’Impero delle luci” realizzate tra 1949 e 1964, ognuna unica per dimensioni e composizione. Commissionato dal collezionista belga Willy van Hove, l’esemplare venduto da Christie’s rappresenta una delle interpretazioni più sofisticate di questo celebre motivo, particolarmente apprezzato per la sua scala monumentale (146x114 cm) e per l’atmosfera evocativa. Ma i record non finiscono qui. La vendita segna anche la cifra più alta mai pagata per un’opera surrealista.

Nel corso della stessa asta novembrina, Christie’s conquista anche il secondo posto della classifica, battendo “Standard Station, Ten-Cent Western Being Torn in Half” (1964) di Ed Ruscha a 68,3 milioni di dollari. Appartenuto al magnate texano Sid Bass, questo straordinario olio su tela è stato esposto nell’importante retrospettiva “Now/Then” presso il MoMA di New York e il Los Angeles County Museum of Art, acquisendo prestigio e valore. “È un’icona: dell’arte di Ruscha, del paradosso, dell’era del dopoguerra” ha affermato a riguardo Max Carter, Christie’s Vice Chairman of 20th and 21st Century Art, descrivendone la stazione di benzina rosso fiammante stagliata nel bel mezzo del nulla e ripetuta in serie dall’artista. L’impatto di queste incredibili vendite, che da sole hanno rappresentato la metà dell’incasso totale della serata (189,5 milioni) è tangibile e dimostra quanto, nonostante le difficoltà economiche dovute al complesso contesto geo-politico in cui le case d’asta si trovano a operare, l’arte non abbia perso il suo appeal e – anzi – sia sempre in grado di affascinare e conquistare i più grandi collezionisti.

Sotheby’s si è dovuta accontentare, invece, della terza posizione, conquistata con le intramontabili “Nymphéas” (1914-1917) di Claude Monet, provenienti dalla collezione di Sydell Miller, pioniera dell’industria della cosmesi e scomparsa pochi mesi prima della vendita, all’età di 86 anni. L’iconico soggetto dell’impressionista più pagato di sempre è anch’esso passato all’asta a New York, raggiungendo la cifra di 65,5 milioni di dollari, dopo quasi 17 minuti di rilanci tra telefoni e sala. Un timido risultato se si pensa che il record siglato dalla rinomata serie con la tela “Nymphéas en fleur” (1914-1917), appartenuta al banchiere David Rockfeller e alla moglie MargaretPeggyDulany, è di 84,6 milioni di dollari (Christie’s New York, 2018).

Phillips si ferma a un passo dal podio con una tela del 1982 di Jean-Michel Basquiat, esitata a New York per 46,5 milioni di dollari, poco sopra la stima minima (40 milioni). “Untitled (ELMAR)”, realizzata nell’anno di svolta per la carriera dell’artista afroamericano, ha alle spalle una cospicua storia espositiva che ne riconosce l’importanza, tra cui una grande mostra alla Fondation Louis Vuitton di Parigi tra 2018 e 2019. Esplorando la mitologia e la lotta umana, la tela rappresenta il racconto di Icaro che precipita dal cielo, mentre sulla sinistra un arciere scocca due frecce nella sua direzione. Acquistata nel 1984 dall’antropologo italiano Francesco Pellizzi – intimo amico dell’artista – presso la prima gallerista di Basquiat, Annina Nosei, è rimasta nella medesima raccolta per quattro decenni. Anche in questo caso, una vendita buona ma lontanissima dalla quota più alta mai pagata per il Picasso nero: 110,5 milioni di dollari, per un “Senza titolo” dello stesso “annus mirabilis”, quando avvenne il suo passaggio dalla strada al sistema dell’arte istituzionalizzato (Sotheby’s New York, 2017).

A chiusura della classifica, ritroviamo René Magritte che fa il bis proprio nel centenario del Manifesto del Surrealismo di André Breton. “L’ami intime” (1958) ha guidato a marzo la 24esima “The Art of the Surreal Evening Sale” di Sotheby’s Londra, realizzando 42,1 milioni di dollari (33,7 milioni di sterline). Il dipinto, che non compariva all’asta dal 1980, rappresenta uno dei pochi ritratti del celebre uomo con la bombetta ancora in mani private. L’enigmatico “uomo qualunque”, ritratto con una baguette e un calice di vino fluttuanti alle spalle, apparteneva alla celebre raccolta dei filantropi Gilbert e Lena Kaplan e la sua ultima esposizione, presso i Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique, risaliva ormai a più di 25 anni prima.

A questo punto è interessante chiedersi chi siano i collezionisti che muovono le sorti del mercato dell’arte e come si comportano? A rispondere a questa domanda ci prova il più recente “The Art Basel and UBS Survey of Global Collecting 2024 by Art Economics”, a cura di Clare McAndrews. Il report presenta i risultati di una ricerca condotta nel primo semestre 2024 su un ampio campione di oltre 3.600 HNWIs (High-Net-Worth Individuals, persone che possiedono asset finanziari superiori a 1 milione di dollari) provenienti da 14 Paesi, con l’obiettivo di comprendere meglio i comportamenti dei collezionisti più ricchi al mondo. Quanto spendono, cosa e dove acquistano, quali gli eventi a cui partecipano, come interagiscono con gli attori del sistema dell’arte e, infine quali le strategie sul trasferimento generazionale dei patrimoni.

Dunque, quanto spendono i collezionisti? Cosa collezionano e, soprattutto, a chi si rivolgono per i loro acquisti? Se la spesa media in arte e antichità è calata del -32% nel 2023, fermandosi a quasi 364.000 dollari, i livelli mediani sono rimasti stabili, intorno ai 50.000 per tale periodo e ai 25.555 nella prima metà del 2024. Dal punto di vista delle scelte d’acquisto, gli HNWIs hanno destinato il 52% dei loro investimenti a favore di artisti nuovi ed emergenti, il 21% ai mid-career e il 26% a nomi già affermati, la maggior parte ancora vivente. Anche questa indagine ci conferma poi che le opere collezionate sono per la maggior parte di mano maschile, con una percentuale del 56% di lavori di uomini vs il 44% di donne in tutti i mercati considerati. Inoltre, per quanto riguarda le tipologie di collectibles, il 59% delle collezioni è composto da medium tradizionali come dipinti, sculture e lavori su carta, mentre stampe, multipli e fotografie pesano per il 24% (+8% rispetto al 2023). Infine, le opere digitali – che nel 2022 avevano raggiunto un picco del 15% – oggi si fermano al 3%.

È la Gen X (nati tra 1965 e 1979) a registrare la più alta percentuale media di spesa in arte e antichità, sorpassata dai Millenial (nati tra 1980 e 1996) solo quando si guarda al mondo dei preziosi, degli orologi e dei veicoli storici. I Boomer (nati tra 1946 e 1964), invece, prediligono l’acquisto di borse di lusso e sneakers, così come vini, whisky e distillati. A prescindere dall’area geografica, dall’età o da altre caratteristiche demografiche, la quasi totalità degli intervistati preferisce comunque il canale del dealer (88%), ossia l’acquisto in galleria, sulla piattaforma online o social media, o ancora in fiera. È importante, infatti, evidenziare quanto per i galleristi sia oggi imprescindibile adottare un approccio multicanale. Oltre a comprare di persona in negozio, il 72% lo fa via website od online viewing rooms (OVRs) senza il bisogno di vedere dal vivo il bene oggetto dello scambio, il 61% utilizza l’e-mail o il telefono e il 43% lo fa tramite il profilo Instagram del mercante. Per quanto riguarda gli altri canali di vendita, nella prima metà del 2024 il 67% ha finalizzato l’acquisto all’asta, mentre la medaglia di bronzo va alle fiere d’arte (41%, in aumento rispetto al 39% del 2023). Percentuali più basse si rilevano negli altri canali: poco più di un quarto degli HNWIs si è rivolto direttamente agli artisti (32%), ha comperato online tramite piattaforme NFT (24%) o di terze parti (21%), mentre le vendite tra privati sono una via scelta dal 14%. L’11% si è, infine, affidato a un art advisor.

Da ultimo, è indicativo che molti collezionisti destinino una significativa o moderata quantità di tempo nel documentarsi prima dell’acquisto (74%), con una percentuale che sale fino al 90% tra coloro che sono guidati da motivi finanziari. Poco più di un quarto degli intervistati (26%, in crescita esponenziale rispetto al 2023 quando si registrava il 6%) si affida, invece, a consigli esterni quando decide cosa acquistare piuttosto che fare ricerche in autonomia (di questi il 22% si rivolge a una galleria, a un art dealer o un altro tipo di venditore e il 4% a un art advisor), mentre marginale (1%) è la quantità di collezionisti che ad alti livelli di spesa acquista su impulso o fa poca ricerca.

In conclusione, tra tutte le generazioni si sta pian piano facendo strada la consapevolezza di quanto sia cruciale per costruire e, successivamente, tramandare le proprie collezioni in maniera informata, ordinata e consapevole, avere a disposizione un servizio di art advisory professionale, strategico e cucito su misura sulle esigenze del cliente, come quello che da anni Allianz Bank propone alla propria rete di consulenti finanziari attraverso la collaborazione con il team di art advisors dello studio legale Pavesio e Associati with Negri-Clementi. Dalla valutazione alla vendita, dal lascito testamentario alla donazione fino alla creazione di trust, fondazioni o altre forme giuridiche volte alla valorizzazione e alla pubblica fruizione, è compito del consulente d’arte guidare il collezionista e prospettargli le varie opzioni che si profilano davanti a sé.

Note

1 Il Team Arte dello studio legale Pavesio e Associati with Negri-Clementi è partner di Allianz Bank nella fornitura di servizi di art advisory alla rete di consulenti finanziari e clienti del Gruppo.

2 L’opera di Maurizio Cattelan dal titolo “Comedian” (2019), ed. 2/3, è stata venduta da Sotheby’s New York il 20 novembre 2024, presso l’asta “The Now and Contemporary Evening Auction”. Fonte: Artprice.com.  

3 L’opera di Julie Mehretu dal titolo “Walkers With the Dawn and Morning” (2008) è stata venduta da Sotheby’s New York il 15 novembre 2023, presso l’asta “The Now Evening Auction”. Fonte: Artprice.com