Nel corso del 2020 la straordinaria macchina del mercato dell’arte e dell’antiquariato non si è fermata, impiegando direttamente circa 2,9 milioni di persone in circa 305.250 imprese in tutto il mondo (291.000 gallerie e 14.250 casa d’asta), anche se si registra una perdita occupazionale complessiva stimata al 4% sul 2019. Durante l’anno pandemico e la conseguente crisi del mercato, le spese accessorie sono diminuite del 16% raggiungendo i 16,6 miliardi di dollari, in linea con le misure di riduzione dei costi e le limitazioni di viaggi, eventi e ospitalità. Tutto ciò ha sicuramente favorito una rivoluzionaria trasformazione digitale: le aziende, infatti, hanno dirottato più risorse verso l’IT con una spesa, in questo specifico segmento, che è aumentata di quasi l’80% su base annua, raggiungendo i 3,5 miliardi di dollari e rendendola l’area con la più alta spesa accessoria nel 2020.

Le aspettative erano ben peggiori e, invece, secondo la più recente analisi pubblicata da Art Basel e UBS, The Art Market Report 2021, e curata come sempre dalla rinomata economista Clare McAndrew, nell’anno Covid-19 il mercato dell’arte e dell’antiquariato globale sembra essersi contratto “solo” del 22%.

È di 50,1 miliardi di dollari il valore complessivo del mercato dell’arte internazionale nel 2020, in calo rispetto al 2019 (64,1 miliardi) ma ancora al di sopra del minimo storico della recessione del 2009, quando le transazioni erano diminuite del 36%, toccando il punto più basso di sempre (39,5 miliardi). Un dato positivo, come prevedibile, è da ricercare nell’aumento delle vendite online, che hanno raggiunto la cifra record di 12,4 miliardi di dollari, raddoppiando rispetto all’anno precedente e rappresentando oggi il 25% del valore dell’intero mercato.