Poniamoci una domanda di fondo: quando prendiamo decisioni rilevanti, prevale l’intuito o la capacità di analisi? Saperlo è importante, perché conoscere i meccanismi che presiedono alle nostre decisioni ci aiuta a compiere scelte migliori. Lo psicologo israeliano Daniel Kahneman ha fornito un prezioso contributo di conoscenza in quest’ambito ed è stato insignito nel 2002 del Premio Nobel per l’economia, insieme a Vernon Smith, “per avere integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla teoria delle decisioni in condizioni d’incertezza”. Nel suo libro Pensieri lenti e veloci, Kahneman sostiene che le decisioni che prendiamo non sono del tutto basate sulla razionalità e su meccanismi consci. Vi sono, infatti, due modalità con cui opera la nostra mente: il Sistema 1, che è istantaneo, istintivo e attinge alle conoscenze pregresse; e il Sistema 2, più lento, basato sulla logica e su scelte consce (si veda la figura “Mente intuitiva e mente analitica”). Il punto è che anche quando pensiamo di prendere una decisione sulla base di considerazioni razionali, il Sistema 1, con il suo bagaglio di conoscenze, di scorciatoie e di intuizione spesso interviene nelle nostre scelte. Verrebbe da pensare che il Sistema 2 sia quello dominante, ma in realtà a farla da padrone è il Sistema 1, che è al comando per circa il 95% del tempo. Tuttavia, poiché si attiva immediatamente, il Sistema 1 inevitabilmente incappa in problemi e a quel punto interviene il Sistema 2 a dargli manforte.

Il Sistema 2 è concepito per monitorare i pensieri e le azioni promosse dal Sistema 1 e può anche controllarli incoraggiando, sopprimendo o modificando i comportamenti. In circostanze normali, il Sistema 2 può prendere il sopravvento sul Sistema 1, ma se il Sistema 1 è altamente emotivo o il Sistema 2 è affaticato o preoccupato, non riesce a tenere sotto controllo il Sistema 1. Lo dice Kahneman, e oggi è una conclusione universalmente accettata.